Il mio papà (di Eliana Rápalo Pedicini)

Papà, pur avendo grandissime doti musicali, era troppo piccolo di età per entrare nel Conservatorio ed il maestro Cilea lo prese con sé per farlo studiare.
A 16 anni ha scritto la prima sinfonia. A 18 anni si è diplomato in pianoforte e composizione con il massimo dei voti al Conservatorio di Napoli ed a 26 anni ha vinto il primo premio al Festival delle novità di Bergamo con lŽopera LŽ amoroso furfante. Ha fatto una lunga gavetta come maestro sostituto alla Scala ed in altri grandi teatri.

La guerra gli ha bloccato la carriera. Nel dopo guerra ha partecipato fattivamente alla ricostruzione delle stagioni liriche di Napoli, contribuendo a riportare il teatro S. Carlo allo splendore di una volta ed inoltre ha diretto su numerosi prestigiosi podi dŽ Italia e del mondo con i più grandi cantanti del momento.

Aveva grande rispetto di sé e degli altri, specialmente dei compositori: molto umile, cercava sempre di entrare nel loro animo studiando e ristudiando la partitura , anche se lŽaveva diretta molte volte, cercando sempre di non alterare mai il genio dellŽautore. La sua modestia lo portava a ricercare sempre il meglio e a non essere mai contento. Antidivo: mal volentieri usciva a ringraziare il pubblico, trascinato sempre dagli altri artisti. Le orchestre lo adoravano ed i cantanti, anche i più famosi, avevano grande rispetto di lui anche se spesso erano costretti a non concedere bis per non alterare lŽ atmosfera dellŽ opera.

Aveva due grandi amori: la musica e la famiglia. Di famiglia cattolica e lui stesso praticante, ha sempre rifiutato compromessi con la sua coscienza ed ha rinunciato ad offerte allettanti per la carriera e la gloria umana se queste potevano allontanarlo da Cristo. Per la sua onestà, serietà, il carattere battagliero ed intransigente, era chiamato nelle giurie solo quando volevano fare le cose seriamente. Le sue scelte coraggiose gli hanno spesso tarpato le ali con molte persecuzioni e nemici.

Come revisore ha riscoperto numerose operine del Ž600 e del Ž700: la più importante è il gioiello di Rossini La gazzetta, scritta in contemporanea al Barbiere di Siviglia, che ha fatto il giro del mondo anche se ultimamente qualcuno se ne vorrebbe appropriare.

Padre tenero, guida costante, onestissimo, i figli erano gioielli: ci ha insegnato i valori veri della vita ed il suo amore per noi e per la mamma, con la quale a giugno avrebbe festeggiato 65 anni di matrimonio, è stato un esempio luminoso per tutti quelli che lo conoscevano ed una guida per i nipoti. Professore di lettura di partitura ha insegnato a moltissimi musicisti, molti oggi sulla cresta dellŽ onda, che ancor ora seguono i suoi preziosi consigli.

Il Signore gli ha tolto tutto quello in cui metteva la vita: un ictus nel 1986 è stato lŽinizio di una kenosi che lŽ ha portato a trovare nella Bibbia il conforto alle sue sofferenze ed è in questo periodo che ha musicato numerosi salmi e mottetti sacri. Un secondo ictus con forti vertigini gli ha tolto la possibilità di comporre e suonare. Si è ritirato in silenzio così come è stata la sua vita da antidivo ed ha cercato nellŽ eucaristia quotidiana e nei sacramenti la forza di stare sulla croce. Il Signore sa quanto ha sofferto, ma mai un lamento, sempre "mio cibo è fare la volontà del Padre".

Figlio prediletto di Dio che gli ha donato la sua Impronta nel genio musicale ma anche la croce perché la sua fede fosse purificata dalle scorie del mondo. Nella preghiera, attorniato dai suoi cari, ha lasciato questa terra ed il suo volto sereno e celestiale ha annunciato che è morto un cristiano.
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